lunedì 7 ottobre 2013

Un mondo in una stanza


Ogni mattina dopo aver lasciato Pippy in mano alle maestre mi avvio verso lezione. Due kilometri separano, per puro caso, l'asilo dalla facolta'. Per colpa del traffico quei teorici due kilometri diventano 20 minuti di macchina ma vi assicuro che tutto cio' a Mosca e' un vero lusso.

Nonostante in Russia la puntualita' sia solo un optional, io continuo ad agitarmi quando vedo che sono in ritardo e corro, corro sempre. Ovviamente sono comunque sempre in ritardo ma spesso lo e' anche l'insegnante.

Dopo la quotidiana maratona mattutina per vestire le nane, vestire coprire decentemente la sottoscritta e riempire le varie pance di casa, la vista di quella stanza spoglia con quegli adulti seduti tranquilli mi riempie il cuore di pace e serenità'. So che in quell'aula passero' sei ore di torture grammaticali ma in quel momento la cosa piu' importante e' stare seduta. Se potessi mettermi nella posizione della montagna vi giuro che lo farei.

Niente braccine che mi si avvinghiano e fanno a gara a chi riesce a salire piu' in alto sulla mia gamba, niente lamenti infiniti perché la temperatura del latte non e' esattamente come la voleva sua maesta', niente calzini spaiati a kili sul pavimento. Solo adulti, fermi, tranquilli. Una vera oasi.

Peccato che l'insegnante parta in bomba spezzando l'incantesimo da corso di yoga che sento. Per fortuna il russo mi prende e sono felice di poterlo studiare così intensamente. Sentirmi nuovamente studentessa mi fa star bene con me stessa. Mi riempie. Ma non si tratta solo del russo.

Nelle brevi pause tra un esercizio e l'altro li guardo. Ce ne sono di tutte le eta'. Insieme fanno un quarto del giro del mondo. C'e' chi ha un figlio all'asilo come me, chi l'ha lasciato con la babysitter e chi, come Bennai, ha un bimbo che va gia' a scuola. Quando torna a casa dopo la lezione, mi racconta, correggono i compiti di lei insieme. Spesso e' lui a scovare gli errori. Ishrak invece il suo bimbo non e' ancora riuscito a portarlo a Mosca. Aspetta il suo visto mentre e' in Marocco con il suo papa'. Quando le chiedo quanti anni ha, capisco che si e' sposata davvero troppo giovane e lei mi spiega che e' qui con il suo secondo marito che, come il mio, e' stato mandato per qualche anno a lavorare in Russia. Il tempo passato alla coda per il caffe' o durante il pranzo si riempie di pezzi di storie che legano Spagna, Francia, Marocco, Svizzera, Italia e Turchia in un unico filo. Storie di mamme e mogli che diventano studentesse e compagne di banco trovatesi nello stesso angolo di mondo.

Ma quel gomitolo non si ferma li'.

Angel ha il viso serio e una testa pelata che fa ricordare Picasso. Da vero spagnolo sembra inizialmente un serione e poi pian piano (mezza giornata) si svela un vero compagnone.  Ha l'eta' di mio padre ma, insieme, seduti su quei banchi di scuola, parliamo come due coetanei. Chiedergli perche' studia russo alla sua eta' e' d'obbligo. Sentire che e' venuto qui perché sua moglie l'ha lasciato e' disarmante. Toccante e' ascoltare quanto questo fatto lo addolori nel profondo. Anche Luis sembra avere la sua eta' ma e' tutt'altro tipo e mentre gli viene chiesto il perche' si trova a Mosca dice cantando con marcato accento brasiliano che e' venuto qui a rivivere il comunismo. Questa e' solo la presentazione. Il resto sono le comiche. A quel filo sono poi legati anche San Xung e Bin Xuang. Entrambi coreani ma appartenenti a due diverse generazioni. Quando li vedo insieme faccio fatica a distinguere quello che ha 20 anni da quello che ne ha quasi 40. Stessa pelle levigata e stessi capelli. Li accomuna anche quell'eleganza e quell'educazione tipicamente asiatica.

Sei ore di corso. Due intervalli. Quattro giorni a settimana. Otto persone e piu'. Altrettanti paesi. E una sola, immensa, citta' che insieme sveliamo, anche a colpi di grammatica.

 Davvero un mondo in una stanza. 


2 commenti:

  1. Questo senso di appartenenza a una comunità internazionale - diversa ma uguale a te - è sempre stata una delle cose che amo di più della vita da espatriata.
    Bellissimo post, Ali!

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